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domenica 26 giugno 2011

Enzo Tortora 2. Il mandarino meccanico.



Stavolta parliamo di calcio. Continuo a ribadire la straordinaria attualità del pensiero di Tortora, oggi come allora, primi anni 70. Solo che oggi abbiamo in parte “metabolizzato” quel linguaggio folle che viene adoperato per descrivere un gruppo di ragazzotti che prende a calci una palla. Fantastico inoltre il pensiero di dover dividere la cella con un televisore ; “assolutamente no !”, risponde l'Emilio Bassa-Frequenza Tortora. Chissà cosa avrà provato questo galant'uomo qualche anno dopo trovandosi realmente in una cella e con un reale televisore.

Il mandarino meccanico

Isola di Ventotene, dicembre
Illustre Signor Sovrintendente agli Ergastoli,
il sottoscritto Emilio Bassa-Frequenza, detenuto in codesto Spettabile Stabilimento di Pena, ed ivi allogato dalla Santa Pasqua del 1971, con cella singola ed uso di bugliolo, come da sentenze delle Stimatissime Corti d'Assise di Roma (Lazio), di Fucecchio e Narni, e da doppia sentenza (purtuttavia è pendente ricorso) di quella di Milano (Lombardia), si premura di inviare, con i moduli e le formalità contemplate dal vigente regolamento, il seguente Esposto.
Lo scrivente, profittando di una limpida mattinata di sole che filtra, con le modalità consentite dal vigente regolamento edilizio degli Stabilimenti di Pena, dagli interstizi del cosiddetto “foro-luce”, si affretta a sintetizzare la propria situazione processuale, e ciò nel timore che il globo solare tramonti dalla parte di Ponza, come previsto dal vigente regolamento Copernicano, collocando così lo scrivente in posizione anomala sia rispetto alla propria struttura ossea (soffre di scogliosi da secondo canale, come da diagnosi allegata) sia rispetto alla potenzialità, ormai dubbia, della propria penna Biro. Non è un mistero infatti, Signor Sovrintendente, che il sottoscritto attende con ansia per giovedì, col postale proveniente da Lampedusa, una nuova matita, concessagli per buona condotta dal Ministero di Grazia e Giustizia. Allega parimenti, all'uopo, il carteggio intercorso fra il soprannominato e i solleciti Dipartimenti competenti : il nulla osta, il placet, il nihil obstat, il passi, il transeat, il si conceda, il Visto della Capitaneria per l'imbarco della matita sul pubblico natante e il Breve Pontificio che, pur negandogli la stilografica per motivi di ordine pubblico, non si dice “alieno” (se sposta la ceralacca vedrà che cito proprio testualmente) “dal concedere al detenuto il conforto di un succedaneo atto alla elaborazione di segni, sia pur basato su reagenti non chimici”. Continuo il mio dire, Signor Sovrintendente, fruendo di codeste condizioni di luminosità intensa, prevenendoLa tuttavia che, ove dette condizioni-luce, per il passaggio ad esempio di una nube, di un cumulo cirriforme, dovessero attenuarsi e pert . . . CZBZXXWYTR . . . CAZ . . . CAZ . . . BZFBAKU' . . . BAKU4 . . . ABZZZUFFF . . . PALL . . . costretto a rinunciare all'Esposto. Venni condannato, come Ella saprà, (i giornali a suo tempo fecero del caso gran rumore definendomi ingiustamente, col soprannome di “Mostro del Monoscopio”), per i seguenti reati. Li elenco in ordine di entrata, come usano correttamente sia il Radiocorriere che la Gazzetta Ufficiale : “Uxoricidio, Violenza Carnale (omissis), Circonvenzione di Incapace, Omicidio per motivi Abbietti (omissis), Matricidio (omissis), Mancato pagamento di Canone, Atto osceni in luogo Pubblico (omissis), Ubriachezza Molesta (omissis) e Strage. Non ho capito l'omissis : i miei legali stanno facendo accertamenti. La terrò informata. Premetto che non recrimino affatto : la domanda di Grazia, effettivamente presentata da un mio congiunto alla consorte del Presidente della repubblica Donna Vittoria Leone, verte soltanto sull'omesso pagamento di Canone, ingiustamente attribuitomi. L'abbonamento alla Tv l'ho invece sempre pagato : allego anzi bollettario quietanzato dell'Ufficio Registro che mi rivela clamorosamente in ordine e non in mora neppure per l'autoradio. Anzi, Signor Sovrintendente, se è lecito un amaro commento a un uomo che uscirà da queste mura soltanto nel Novembre del 2012 (in fatale coincidenza con la quinta puntata di Canzonissima), il commento è questo : magari teleutente non lo fossi stato mai. Perchè il video e non altro, Signor Sovrintendente, fu la fonte della mia rovina. Chi infatti mi armò la mano ? Chi fu il mandante ? Quale l'oscuro manipolo dei Reggitori ? Chi il regista di questa orrenda e torbida storia di sangue, che oggi, in questa luminosa giornata KAZZ . . . BZZBUFF . . . PRRR . . . KOINE . . . PRUUUXXX = 76HYTRUUUUH (perdoni è un'altra nuvola) mi vedo costretto a rievocare ? Diciamo pane al pane. Vino al vino. Sottofiletto al sottofiletto. Saltimbocca al saltimbocca. I responsabili hanno un nome. E sono (li elenco nell'ordine) il dottor Maurizio Barendson, napolitano, detto “capa è muorto” o “scrolla – capa” per il suo vezzo, maligno e nervoso, di agitare sul video l'intera calotta cranica non appena ha annunziato, tracotante, che “L'Italia ha FUMINATO il Lussemburgo”, o che “gli azzurri hanno facilmente neutralizzato gli elvetici”. Ma non è tutto. Nella lista nera dei miei mandanti, dei vari killer che mi teleguidarono in quest'abisso nel quale mi ritrovo, metto purtroppo, fra gli altri, il dottor Alfredo Pigna, “conduttore” della Domenica Sportiva. E' l'uomo, Signor Sovrintendente, (milioni di telespettatori potranno confermarglielo), che non esita addirittura a umettarsi le labbra con la lingua, con gesto libidinoso e lubrico, dopo aver comunicato che “ la juventus ha stroncato l'esile Atalanta”. Anzi, il Pigna spesso dice : “La Juvanta ha stroncato l'esile Atalentus”, per un lapsus comprensibile, tanto è il ghiotto fervore con cui manovra la lingua per quest'ennesimo episodio di violenza. Per anni, Signor Sovrintendente, e fino alla Pasqua sopracitata del 1971 (Pasqua per me, come ho ieri confermato al Cappellano che mi onora di ogni comfort teologico in questa mia segreta, davvero di Resurrezione !) io crebbi alla scuola del “via col filmato !”, “si ode (Sandro Ciotti, mi senti ?) il cozzo dei due menischi. Ecco le barelle in campo”. La mia vita ? Una marcia di trasferimento da un campionato a un altro, con qualche rara pausa per la coppa, l'Interleghe, l' Under 21, la 23, la Mitropa, la Rimet, la riapertura delle liste, il mercatino di Viareggio, il mercato dell' Hilton e (perchè non confessarlo ? Siamo uomini . . .) qualche scopatina con la signora G.Z., moglie di un ex libero del Siracusa, allora in ritiro atletico ad Appiano Gentile. Ciò che mi preme segnalarLe, Signor Sovrintendente, è che ero un bambino normale. Fino ai quindici anni credevo, onestamente, che la parola “fluidificazione” fosse soltanto una specie di shampoo all'uovo, per capelli fragili. Fu un certo Roberto Bortoluzzi (la sua voce giungeva, mi pare, da un non meglio identificato “studio centrale”) a togliermi le prime illusioni. Fu lui a dirmi, con dolorosa chiarezza, che a centrocampo si può “dialogare”. Sino allora parlavo solo in salotto : con mia madre. Lo so : evoco un fantasma. Per di più un fantasma prodotto da me (orrore !) con queste stesse mani. Veniamo ai fatti. In casa nostra la defunta, diplomata concertista in oboe, clarinetto, arpa e liuto, usava eseguire rari concerti di Vivaldi, “La Stravaganza, opus 112”, oppure “concerto per violini in tempesta di mare”, oppure “alla rustica, per torba, flicorno e mandola doppia”, nelle ore del meriggio festivo. Amavo Vivaldi, prima del mio fatale incontro con la “banda del Dribbling”, Signor Sovrintendente. Ma Ciotti Sandro, la domenica, urgeva. Il suo roco “Qui l'Olimpico”, il suo chioccio “bella triangolazione di Chinaglia”, eccetera, seguito dall'immancabile “cedo la linea a Pasini per il rigore”, cominciarono a drogarmi. Le mani di Mamma (questo nome Santo ! Signor Sovrintendente !) non mi parevano più ali di gabbiano che sorvolavano le corde dell'arpa, per un difficile passaggio nell' “andantino”. M'innervosivano. Un triste pomeriggio (c'era il derby della Mole) arrivai a dirle : “'a mà, fai piano co stò clavicembalo. Alla lunga rompi”. Ricordo ancora lo sguardo di quella Martire. Richiuse la spinetta con un colpo secco. E non la vidi neppure lacrimare silenziosa ; ormai ero in orbita, coi Pasini, i Ciotti, i Martellini, i Carosio, gli Enrico Ameri. Voci di guerra, Signor Sovrintendente, che mi giungevano ogni domenica, come a Giovanna d'Arco le voci giungevano ad Orleans. E a me dicevano : “ và, espugna, scarta, stocca, incorna, infila, travolgi, c'è il “sorpasso” da fare, la media inglese, la classifica cannonieri, la deconcentrazione, lo stimolo biopsichico, l'episodio umano, il risvolto umano, la panchina che scotta, il fulmine della lega, il doping, il liquido organico, il rinviato per nebbia, raccomandiamo ai colleghi di essere telegrafici, perchè ci chiama il campo centrale”. Rincoglionivo, dolcemente. E arrivò la fatale domenica. Cominciò sotto drammatici auspici. Già alle 13.30 Maurizio Barendson aveva detto, scrollando il capino, “permangono gravi interrogativi sulle condizioni di Riva”. Si poteva cominciare peggio ? Tensione, elettricità nell'aria. La mamma, quella domenica, disprezzando il calendario (eppure c'era un Fiorentina – Cagliari ! Eppure un Inter – Torino definito “stimolante” dal dottor Barendson, e addirittura “da palmocardio, pardon, da cardiopalmo” dal dottor Pigna), suonava un bombardino : solfeggi, cose semplici. La rissa scoppiò su un mi-bemolle di mamma, frammisto a un “ Qui stadio San Paolo, ecco Juliano . . . “. Lei può prevedere il resto. Dissi “ fa' piano “, e mamma passò invece a un lacerante fa minore. Non sentivo i risultati ! Allora mamma (prego tanto, per lei . . . ) attaccò l' ”allegretto”. Ma non troppo, Signor Sovrintendente. Strinsi un po' forte, premendo coi pollici ( 21 ) su quella adorata carotide. Divenne pallida. Cadde subito sul bombardino, che emise un sordo lamento. Fece in tempo a dirmi : “ Sei un topo di fogna. Persino un topo, per far felice la mamma, avrebbe rinunciato a tutto il cacio, minuto per minuto “. Ma ormai era il raptus, la crisi. Lasciai la salma avventandomi, tra le grida degli accorrenti (ma se la presero calma : il portinaio s'affacciò addirittura dopo il mancato rigore di Anastasi) che s'addensavano, sul pianerottolo. Ciò che avvenne nel palazzo di Viale Coni Zugna 37, dalle 16 alle 24, è noto. Furono ore di fuoco. Penetravo, uno dopo l'altro, in 60 appartamenti. Alcuni addirittura pentacamere, biservizi. Tutti gridavano. Non riuscivo a sentire Sandro Ciotti. Uccisi, nell'ordine, Agatoni Nereo, pensionato e civico dipendente (interno 6), poi la di lui convivente a carico, Signora Iride Muggia Castelfranchi (la perizia necroscopica, tuttavia, rivelò la presenza di turbe aortiche preesistenti alla mia stretta). Sempre privo di notizie dallo “studio centrale” a causa dei lamenti, degli spari della Polizia, degli incomodi derivanti dai candelotti lacrimogeni, violentai, per farla stare zitta, tale Consuelo Bordigon, da Codroipo, il cui ululato di piacere, tipico dell'orgasmo, mi impedì purtroppo di comprendere se il calcio d'angolo era a favore o contro la Juventus. La Bordigon risultò poi, purtroppo, non in regola con le marchette sindacali (era domestica). Sorvolo sulla spremuta globale di pigionanti da me effettuata, mentre ferveva un altro incomprensibile corner, nella Pensione Ireos, del piano settimo : anche di ciò, sia pure con deplorevoli note di “colore”, hanno parlato i giornali. Trascorsi le ore intercorrenti fra il fischietto di chiusura di Lo Bello e l'inizio di Alfredo Pigna, negli abbaini, o mansarde, del caseggiato. Un sacerdote, dal piano stradale, con un megafono, gridava : “arrenditi, figliolo ! Arrenditi !” E io, emozionato, come nei “Racconti di Canterbury”, slacciavo la braghetta e giù liquido organico su quel sant'uomo, e gridavo : “non mi rompete le ZZZVSKYOOOPWWW ! “ (ancora una nuvola, purtroppo, Signor Sovrintendente) e gridavo : “m'importa assai, a me, delle autopompe ! Ditemi piuttosto che cosa ha fatto il Verona, in trasferta ! Cos'ha fatto il Veronaaaaa ?” Gli ultimi 7 inquilini li uccisi alle 22 e 29. Gridarono in modo così eccessivo che non capii, neppure, chi era già, come diceva il dottor Pigna, “matematicamente condannato alla retrocessione”. Ancor oggi purtroppo, Le comunico, non so proprio cosa abbia fatto il Verona, in quel lontano Aprile del 1971. Venne condannato ? Ma non mi interessa. Quello che mi preme dirLe è questo. Viene annunciata, nel quadro della Riforma Carceraria, la possibilità di introdurre un televisore in ogni cella. Grazie tante. No. Chiedo rispettosamente, col prossimo postale da Lampedusa, l'invio di un vecchio clavicembalo, ricordo di famiglia. Sto approntando, all'uopo, i documenti richiesti. Fiducioso in una benevola accoglienza, devotissimo :

Emilio Bassa - Frequenza

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