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giovedì 18 agosto 2011

Modi di dire 3


Si dice : “ dare perle ai porci “

Questa espressione significa dare qualcosa di prezioso a chi non è in grado di apprezzarlo o ne è indegno commettendo dunque un grave spreco. La frase è di origine evangelica. E' contenuta infatti nel Vangelo secondo Matteo ( Matteo, 7, 6 ) e fa parte del lungo elenco di raccomandazioni che Gesù rivolge ai propri discepoli durante il celebre “ discorso della montagna “. “ Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci “, ammonisce Cristo in questo passaggio, “ perchè non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino “.


Si dice : “ far vedere i sorci verdi “

Significa mettere qualcuno in difficoltà, creargli gravi problemi. La frase, antica iperbole popolare, è entrata nell'uso comune negli anni '30 quando esordirono nella Regia Aeronautica i trimotori Savoia-Marchetti S.M. 79. Un ufficiale nel vedere i nuovi aerei disse che avrebbero fatto vedere “ i sorci verdi “ ai nemici. E la 25ma squadriglia della R. A. decise così di farne il proprio emblema dipingendogli sugli aerei.


Si dice : “ piantare in asso “

Piantare in asso o lasciare in asso vuol dire abbandonare qualcuno da un momento all'altro, senza preavviso. L'origine della locuzione è dibattuta : per alcuni va ricondotta al gioco delle carte o dei dadi, col significato di “ fare il punto più basso ( cioè l'uno ) “. La similitudine verrebbe dall'asso, che sta solo ed è il punto peggiore. Per altri invece è la deformazione popolare di “ piantare ( o lasciare ) in Nasso “, l'isola greca dove, secondo l'antica mitologia, Teseo, dopo aver ucciso il Minotauro, abbandonò improvvisamente e per motivi non chiari la sposa Arianna, che l'aveva aiutato nell'impresa fornendogli il celebre filo.


Si dice : “ essere il capro espiatorio “

Vuol dire sentirsi la persona su cui, a torto o a ragione, vengono fatte ricadere tutte le colpe. La frase è di origine biblica. Quella del capro espiatorio è una cerimonia sacrificale del Giorno dell' Espiazione ( Yom Kippur ) di cui si parla nell'antico Testamento. Il sacerdote poneva la mano sulla testa del capro prescelto e confessava tutti i peccati del popolo d' Israele. L'animale poi, portando simbolicamente con se tutti i peccati, veniva sacrificato al demone Azazel.


Si dice : “ ante litteram “

Questa espressione latina definisce personaggi, correnti di pensiero, movimenti culturali che anticipano molto fenomeni storici e culturali in un certo modo definiti epoca successiva. Per esempio : Shakespeare potrebbe essere considerato un romantico ante litteram poiché nelle sue opere secentesche sono presenti accenti e contenuti tipici del movimento artistico e letterario dell' 800. La locuzione ha origine nell'antico mondo del lavoro editoriale : si riferisce infatti alla prova di un'incisione tirata prima che vi sia apposta la didascalia detta “ littera “ o “ lettera “.


Si dice : “ mandare a monte “

L'espressione idiomatica “ mandare a monte “ qualcosa, vuol dire farla fallire, interromperla, impedirne la realizzazione. L'origine del modo di dire è da ricercare nel gergo dei giochi di carte. “ Monte “ è in questo caso il mazzo di carte da distribuire ai giocatori. Allorchè ad esempio ci si accorge che le carte sono state date in numero sbagliato mentre già si gioca o che vi sia stata qualche infrazione delle regole, si ricomincia la partita senza tener conto dei punti fatti in quella stessa smazzata. In gergo si dice “ mandare a monte la partita “, ossia restituire le carte al mazzo.


Si dice : “ all'acqua di rose “

E' un modo di dire che significa “ in maniera lieve, blanda e superficiale, di scarsa efficacia “. L'origine della locuzione si trova nel campo della cosmesi : per acqua di rose si intende infatti una soluzione acquosa ottenuta dalla distillazione in corrente di vapore dei petali di rose durante la lavorazione dell'essenza. Essa viene impiegata come rinfrescante, tonificante, lenitivo ed astringente. E nell'industria profumiera è utilizzata per la produzione di acque profumate. Insomma, è un liquido che profuma, ma non è un profumo. Di qui la frase.

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