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martedì 20 marzo 2012

La profezia della Dolce Vita



Per Fellini, per quel film, “ La dolce vita “ è un titolo ironico, meglio ricordarlo, per suscitare, nel paradosso di una distorsione, l'amarezza di una condizione, esistenziale e sociale. Eh, tu fai la dolce vita, diciamo ancora oggi. In realtà, con il frastuono delle eredità, quanto siamo lontani-vicini da un mondo che era una promessa e un progetto. Alla fine del pamphlet di Oscar Iarussi “ C'era una volta il futuro – L'Italia della dolce vita “, ( ed. Il Mulino ), sulla pervasiva veggenza del film, c'è lo sguardo inerte del cetaceo di Fellini : “ Il mostro acquatico spiaggiato, pesce di Giona o di Pinocchio, lì sotto gli occhi della triste compagnia reduce dai bagordi, è una rappresentazione dell'Italia che verrà, il futuro a portata di mano eppure già agonico, con l'occhio sbarrato sul Grande Nulla “. In questa parvenza di progresso ambiguo che ci portiamo dietro, dentro, profondamente, la fragilità della nostra differenza morale è nelle coppie temporali evidenti, la Freccia del Sud Agrigento-Milano, ( 1955-2010 ), e l'invito del consigliere Lega Nord a bloccare una maratona per evitare “ che continuino a vincerla atleti africani o comunque extracomunitari in mutande “, ( 2011 ), l'euforia dell'Ina-Casa e dell'edilcrazia anni 50' e il crollo omicida delle coste liguri e delle case abruzzesi, gli sputi davanti al cinema Capitol contro “ l'infame film di Fellini “, ( 5 febbraio 1960 ), e le urla a cute livida e canini assetati del talk-show immanente. La vitalità sociologica, ( vogliamo spingerci a dire : politica ? ), del capolavoro di Fellini non è solo nel plasmare, oggi, la nostra percezione del presente, lasciandoci consapevoli di un futuro compiuto nelle nostre mani, ed esterrefatti per la fantomatica intuizione di un destino, nella prova di verità della battuta di Flaiano : “ La stupidità ha fatto progressi enormi “. Sarebbe una visione drammatica, dominata dall'oscurità, sterilmente apocalittica, priva del tragico di realtà, cioè del senso di sconfitta e fallimento davanti alle generazioni nuove, che invece alimenta una spinta al riscatto. “ La dolce vita “ è e sarà un proiettile. La vitalissima scorribanda passato-presente di questo film, il raccordo-accordo degli anni migliori-peggiori della nostra vita, la lucida dialettica negativa spinta a cogliere la paralisi dello spirito di Marcello, accoppiato all'inazione di Amleto e all'accidia di Oblomov, ( due diversi tragici ), lanciano una freccia di liberazione. E' un film inequivocabile sulla fragilità storica delle nostre illusioni civili, richiamate al test di realtà.


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