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lunedì 27 agosto 2012

Gli italiani e l'invidia !


Oggi parliamo di invidia, bella roba . . ., e lo facciamo prendendo spunto da un bellissimo articolo di Andrea Ronco su "lavoce.cz", quotidiano on-line che si occupa di Rep. Ceca e dei rapporti della stessa con l'Italia e viceversa. Mi sembra un argomento oltremodo azzeccato in questo periodo.  E' un pò lungo, ma d'altronde il fenomeno richiede un'ampia analisi.  Buona lettura !


L’invidia è un meccanismo di difesa che mettiamo in atto quando ci sentiamo sminuiti dal confronto con un’altra persona : sia per quello che questa persona è, sia per quello che questa persona ha; dunque gli oggetti come le qualità personali, i possessi come i riconoscimenti.
Parlando in termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro. In parole povero: parlar male del prossimo è un pò rialzare la nostra autostima (ma in realtà non funziona così).
L’invidia è un sentimento molto condannato dalla società, tanto che è considerata un vizio. L’invidioso infatti ha il ‘vizio’ di svalutare le persone che percepisce come ‘migliori’ di sé e non si limita al pensiero, ma cerca di danneggiare l’invidiato, considerato colpevole di farsi apprezzare e stimare dalla società più del dovuto, più di quanto non lo sia lui.

Pochissime persone parlano chiaramente e volentieri dell’invidia che provano: parlarne apertam ente inibisce perché è come mettersi a nudo, svelare la parte più meschina e vulnerabile di sé.
Parlare della persona che si invidia e spiegare il perché significa parlare della parte più profonda di sé stessi, delle aspirazioni e dei fallimenti personali, delle difficoltà e dei limiti che si trovano in sé stessi.
Partendo da questo concetto si può citare un aforisma di Bertrand Russel per cui “L’invidia è la base della democrazia”. Vale a dire che gli uomini dividono il potere in un modo che tende all’uguaglianza in modo tale che anche persone meno fortunate (se non meno capaci) abbiano la possibilità di trovare un loro posto all’interno della struttura sociale.
Sembra un pò l’eterno conflitto tra pubblico e privato, chi sostiene sia meglio l’uno chi sostiene non ci sia progresso senza l’altro. Probabilmente sarà un problema irrisolto per l’eternità o almeno fino a che le persone nasceranno dentro a una società organizzata in regole. Per far vincere qualcuno, deve esserci un perdente, questa è la regola.
Questo imponente preambolo conduce ad una strana consuetudine: il popolo italico, che è stato il primo promotore della democrazia, con la sua Roma, si dichiara da sempre  popolo coeso, affabile e solidale. Il nostro sistema sociale era studiato alla perfezione, la nostra giurisprudenza la più completa ed elaborata a livello mondiale, un’ uguaglianza senza pari a livello teorico.
Allora se fosse vera la frase di Russel, questo corrisponderebbe a dire che il popolo italico è un popolo di “invidiosi perfetti”. Ci hanno provato in tanti a renderci tutti uguali, ormai da secoli, però veleggia in tutti noi sempre e comunque quel sottile strato di invidia che dà ragione a Russel.
Ok, forse è normale, esiste un pò ovunque, forse esageriamo un pochino anche perchè spinti proprio dalle nostre eccellenze; che guarda un pò, oltre ad essere nel campo “umano” a livello di scienza e tecnologia, lo sono anche nel campo del consumismo spiccio, si legga auto, vestiti, design.
Fino a qui si può comprendere, accettare, valutare, ragionare. Poi però esiste un limite, una sorta di nicchia sociale, qualcosa di non ancora definito, come il concetto dell’Italiano all’estero che fà un pò a se, rompe gli schemi e ancora oggi non si riesce a circoscrivere.
L’italiano sceglie e ha scelto l’estero per tanti motivi: lavoro, amore, qualità della vita, chissà, ognuno di noi ha le sue motivazioni personali. I nostri nonni scappavano dalla fame che regnava prima e dopo la guerra, sacrificando moltissimo per mandare avanti la propria famiglia. A tutt’oggi ci sono famiglie, di ogni parte d’Italia, sparse in tutto il mondo, generazioni cresciute all’estero, generazioni tornate poi alla terra natale.
Gli italiani hanno avuto sempre una grande dignità e hanno contribuito a far crescere tutte le economie nelle quali hanno messo mano (vedi Germania). L’Italia è orgoglio, l’essere Italiano è orgoglio, non nella politica, non nella guerre ma dentro a ogni casa delle persone normali, con i nostri valori e grazie alle cose che giorno per giorno facciamo.
All’estero l’Italiano tendenzialmente è una persona che riesce ad adattarsi benissimo, si raccoglie in comunità ma si integra eccellentemente nel tessuto sociale locale. Questo ovunque, a differenza di altri popoli la cui difficoltà di adattamento è ben nota.
Sappiamo di essere rispettati e sappiamo che non c’è limite per noi a poter portare avanti i nostri sogni ovunque, perchè sappiamo cosa possiamo dare agli altri. Siamo molto attenti però anche alla nostra comunità, e voi lettori ne siete la conferma.
Girando la Germania si può apprezzare la solidarietà e l’estrema apertura tra compaesani, sotto tutte le forme sociali possibili. Sembra quasi che l’Italiano si sia coeso alla perfezione con la mentalità germanica, quasi da farne cosa unica. Ognuno è fiero del proprio essere ed  apprezza ciò che fanno gli altri.
Questo però accade in misura decisamente minore in Rep.Ceca, dove invece si sente una strana forma di invidia tra gli italiani stessi. Questa considerazione viene da un commento, sentito casualmente per strada, dove una persona arrivata al successo professionale se ne era uscita con questa considerazione: “ho superato l’invidia degli italiani.”
La cosa ci ha ovviamente interessato fin da subito. Partendo dal singolo commento abbiamo girato la nostra nuova casa, da Děčín a Břeclav, da Cheb a Bohumín, facendo sempre la stessa e semplice domanda:
“Qual è la cosa più difficile da affrontare per vivere qui?”
La risposta , seppur sempre uguale, è sconcertante. Mai si potrebbe immaginare questo velo nascosto di rabbia verso i connazionali nascosto all’interno di ogni italiano. Forse un’accusa che sembra quasi un luogo comune, talmente è radicata nella risposta ma è stato un vero dispiacere realizzarne l’esistenza.
Da dove viene quest’invidia?
Sembra, dalle testimonianze raccolte, che l’italiano della Repubblica Ceca sia più preoccupato a fare “bella figura” con la popolazione locale per curare i propri interessi che guardare anche ciò che gli altri connazionali fanno. Detto in altro modo ed in parole poverissime: qui chi vede un’altro italiano raggiungere il successo, anziché esserne orgoglioso, tento di screditarlo.
Questo non si manifesta a livello eclatante ma è un sentimento così velato (e cosi tremendamente tipico dei nostri ospiti) da poter esser percepito soltanto da persone inserite profondamente nella struttura  sociale di questo paese, con il lavoro, gli affetti, persone con una vita da expat vera e propria. Ma pare così forte da risultare disarmante.
Il modello tedesco ha insegnato che la comunità italiana ha creato l’orgoglio della Volkswagen, uno dei più grandi gruppi mondiali, dove gli italiani sono ovunque, dalla direzione Marketing (il general manager è italiano) alla rappresentanza sindacale, guidata sempre da connazionali; persone fiere e orgogliose, ammirate e osannate dai propri concittadini che creano in modo naturale una forma di concatenazione a livello sociale.
Queste persone promuovono, di fronte agli abitanti locali e non, l’essere italiano, associandolo a figure di successo. Questo chiaramente crea una catena psicologica importante, una sorta di social network.
Dovremmo essere orgogliosi sempre e comunque delle persone che esportano con successo la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro modo di essere dei vincenti, solo così riusciamo anche noi , piano piano, ad avere la strada spianata in futuro.
Aprendo una parentesi personale, se vedo un Italiano di successo , ne vado fiero, lo porto agli altri con fierezza e sento la mia dignità aumentare. Lo reputo più bravo di me, tuttavia credo che grazie a lui io abbia già ottenuto un buon biglietto da visita. Starà a me saperlo sfruttare.
Questo dovrebbe venire anche dalle istituzioni che devono far di tutto per poter promuovere la nostra cultura e il nostro essere popolo. I problemi già ci sono, tanti: guardate cosa stà succedendo in Italia,guardate che clima di odio si stà creando,si stà tornando al concetto dei patrizi e i plebei.
Non sarebbe meglio essere più responsabili verso se stessi e, in luogo di screditare gli altri, guardare in casa propria, guardare cosa fanno gli altri per capire come migliorarci. Questo è un atteggiamento che può risvegliare quel senso di giustizia, umano, che può aiutare a progredire.
Si può cominciare dall’affrontare l’invidia con circostanza e formalità, ognuno la subisce e la combatte con alterni risultati, con i fatti. Non certo perdendo tempo a replicare con le parole, quelle meglio lasciarle alle nostre discussioni al bar.
Non scordiamo mai il ruolo che abbiamo e non perdiamo mai la pazienza, solo con una sorta di formalità la società è da sempre riuscita ad autoregolarsi. Tra amici diremmo: ”devi essere superiore, non abbassarti”. Avrete sentito tutti questa frase. E  detta sinceramente, impariamo ad apprezzare ciò che abbiamo, l’invidia lasciamola ai “democratici”, impariamo ad essere più egoisti, ma non verso di noi, ma verso il nostro popolo, difendendolo.

Andrea Ronco

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