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domenica 4 novembre 2012

Modi di dire 12


Si dice . . . “ seminare zizzania “

Significa creare dissapori tra una persona e un'altra, far crescere rivalità tra fazioni. L'origine del detto sta nel Vangelo : “... venne il nemico e seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò” Matteo, XIII, 24-30. La zizzania è un vegetale del genere Lolium, spontaneo e infestante con fiori a spiga rossa che cresce tra le messi. La sua pericolosità è nota fin dai tempi antichi, specie per l'alto potere intossicante. Infatti l'ingestione di farine contaminate da zizzania provoca emicranie, vertigini, vomito ed oscuramento della vista a causa di un fungo che invade la pianta durante lo sviluppo. E non è facile distinguere fra semi di frumento e quelli di zizzania.

Si dice . . . “ piangere lacrime di coccodrillo “

Vuol dire pentirsi in modo falso e tardivo di uno sbaglio commesso, in sostanza comportarsi da ipocriti. Il detto nasce dall'antica credenza popolare secondo la quale il grande rettile lacrimerebbe dopo aver divorato la propria preda come se ne fosse pentito. In realtà una secrezione di ghiandole avviene si, ma soltanto nei coccodrilli marini, le specie più grandi, e deriva dalla necessità dell'animale di eliminare i sali in eccesso nel corpo.

Si dice . . . “ raccontare la favola del tordo “

Vuol dire indurre una persona a badare non tanto all'apparenza di una cosa, quanto piuttosto alla sua sostanza. La frase si rifà ad un antico racconto popolare che narra di un giorno d'inverno in cui un cacciatore trovò le sue reti piene di tordi e si accinse pazientemente a staccarli uno per uno dopo aver schiacciato loro la testa, come era in uso nella caccia agli uccelli con la rete. Il freddo era talmente intenso che faceva lacrimare gli occhi del cacciatore. Nel vederlo uno dei tordi disse a un compagno : “Guarda, sta piangendo. Ha compassione di noi !” Ma l'altro ribattè : “Tu gli guardi gli occhi, guardagli piuttosto le mani !”

Si dice . . . “ essere al gancio “

Vuol dire sentirsi molto stanchi, essere quasi allo stremo delle forze. L'origine di tale espressione è sportiva, per la precisione è usata nel gergo ciclistico. Si usa dire infatti che un corridore “è al gancio” nel momento cui, durante lo svolgimento di una gara, costui riesce a malapena a restare accodato agli altri ciclisti che lo precedono, come se ne fosse rimasto al traino con un gancio ; non ha dunque la forza necessaria per aumentare la velocità e superare chi lo precede.

Si dice . . . “ mettersi in lizza “

Vuol dire mettersi in gioco, decidere di partecipare a una competizione, agonistica o figurata. Il termine medioevale lizza indica infatti un tipo di recinto di confine, chiuso da steccati o palizzate, di proprietà terriere o di castelli dove, in caso di assedio, i soldati montavano di guardia in epoca medioevale. Le lizze rappresentavano un rifugio per i combattenti dei tornei e le giostre di quell'epoca ed erano ufficialmente inserite nelle regole dei tornei come luogo dove ripararsi, riprendere fiato, bere e riposarsi. Proprio davanti a questi recinti, prima dell'inizio dei tornei, era consueto il raduno delle squadre o delle formazioni dei partecipanti.

Si dice . . . “ partire in tromba “

Significa prendere il via rapidamente, con uno scatto improvviso, e per estensione lanciarsi in un'impresa con grande entusiasmo e irruenza. Il modo di dire si associa ad altri come “superare in tromba”, ossia superare a tutta velocità. L'immagine di riferimento è al clacson dell'automobile, anticamente chiamato per l'appunto tromba d'auto, il cui utilizzo al tempo dei primi autoveicoli era molto più diffuso di oggi come avviso del proprio sopraggiungere ai pedoni e agli altri veicoli non a motore e quindi assai più lenti nello spostarsi.

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