Si
dice . . . “ seminare zizzania “
Significa
creare dissapori tra una persona e un'altra, far crescere rivalità
tra fazioni. L'origine del detto sta nel Vangelo : “... venne il
nemico e seminò la zizzania in mezzo al grano e se ne andò”
Matteo, XIII, 24-30. La zizzania è un vegetale del genere Lolium,
spontaneo e infestante con fiori a spiga rossa che cresce tra le
messi. La sua pericolosità è nota fin dai tempi antichi, specie
per l'alto potere intossicante. Infatti l'ingestione di farine
contaminate da zizzania provoca emicranie, vertigini, vomito ed
oscuramento della vista a causa di un fungo che invade la pianta
durante lo sviluppo. E non è facile distinguere fra semi di
frumento e quelli di zizzania.
Si
dice . . . “ piangere lacrime di coccodrillo “
Vuol
dire pentirsi in modo falso e tardivo di uno sbaglio commesso, in
sostanza comportarsi da ipocriti. Il detto nasce dall'antica
credenza popolare secondo la quale il grande rettile lacrimerebbe
dopo aver divorato la propria preda come se ne fosse pentito. In
realtà una secrezione di ghiandole avviene si, ma soltanto nei
coccodrilli marini, le specie più grandi, e deriva dalla necessità
dell'animale di eliminare i sali in eccesso nel corpo.
Si
dice . . . “ raccontare la favola del tordo “
Vuol
dire indurre una persona a badare non tanto all'apparenza di una
cosa, quanto piuttosto alla sua sostanza. La frase si rifà ad un
antico racconto popolare che narra di un giorno d'inverno in cui un
cacciatore trovò le sue reti piene di tordi e si accinse
pazientemente a staccarli uno per uno dopo aver schiacciato loro la
testa, come era in uso nella caccia agli uccelli con la rete. Il
freddo era talmente intenso che faceva lacrimare gli occhi del
cacciatore. Nel vederlo uno dei tordi disse a un compagno :
“Guarda, sta piangendo. Ha compassione di noi !” Ma l'altro
ribattè : “Tu gli guardi gli occhi, guardagli piuttosto le mani !”
Si
dice . . . “ essere al gancio “
Vuol
dire sentirsi molto stanchi, essere quasi allo stremo delle forze.
L'origine di tale espressione è sportiva, per la precisione è usata
nel gergo ciclistico. Si usa dire infatti che un corridore “è al
gancio” nel momento cui, durante lo svolgimento di una gara, costui
riesce a malapena a restare accodato agli altri ciclisti che lo
precedono, come se ne fosse rimasto al traino con un gancio ; non ha
dunque la forza necessaria per aumentare la velocità e superare chi
lo precede.
Si
dice . . . “ mettersi in lizza “
Vuol
dire mettersi in gioco, decidere di partecipare a una competizione,
agonistica o figurata. Il termine medioevale lizza
indica
infatti un tipo di recinto di confine, chiuso da steccati o
palizzate, di proprietà terriere o di castelli dove, in caso di
assedio, i soldati montavano di guardia in epoca medioevale. Le
lizze rappresentavano un rifugio per i combattenti dei tornei e le
giostre di quell'epoca ed erano ufficialmente inserite nelle regole
dei tornei come luogo dove ripararsi, riprendere fiato, bere e
riposarsi. Proprio davanti a questi recinti, prima dell'inizio dei
tornei, era consueto il raduno delle squadre o delle formazioni dei
partecipanti.
Si
dice . . . “ partire in tromba “
Significa
prendere il via rapidamente, con uno scatto improvviso, e per
estensione lanciarsi in un'impresa con grande entusiasmo e irruenza.
Il modo di dire si associa ad altri come “superare in tromba”,
ossia superare a tutta velocità. L'immagine di riferimento è al
clacson dell'automobile, anticamente chiamato per l'appunto tromba
d'auto, il cui utilizzo al tempo dei primi autoveicoli era molto più
diffuso di oggi come avviso del proprio sopraggiungere ai pedoni e
agli altri veicoli non a motore e quindi assai più lenti nello
spostarsi.
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