Scritti
di donna, per le donne e con le donne. Un punto di vista diverso,
particolare, non spurio, sempre originale.
Questo
è “Orizzonte rosa” !
Inizio
oggi la pubblicazione di racconti e pensieri, scritti da donne, più
o meno note del giornalismo italiano,che affrontano i vari argomenti
che angosciano la società italiana e non solo.
E
lo fanno in quella maniera che solo le donne conoscono.
Buona
lettura dunque . . .
Io
mi ricordo l'entusiasmo e i sacrifici, ben accetti, che servivano a
realizzare i buoni propositi. E la mia testa era sempre abbarbicata
sull'albero dei sogni. Amici e compagni di università speravano
con me. La vita era fatta di scelte : molte di più di quelle che i
nostri genitori immaginavano quando siamo nati. Sentire i miei
nonni parlare di guerre, viaggi in Canada in nave, di fedeltà ai
propri valori : questo mi fa capire quanto la nostra generazione
abbia parametri di riferimento diversi.
Siamo
nati con i diritti già conquistati. Ho sempre potuto votare, dire
e indossare ciò che volevo. L'ottimismo degli anni 80' con cui
siamo cresciuti ci ha regalato la spensieratezza, ma oggi credo ci
abbia privato della capacità di capire un'Italia sull'orlo del
fallimento.
Non
sappiamo viverla questa crisi, che è economica, ma anche sociale e
morale. Quando ho scritto il post per il blog “La27ora”,
(in cui raccontavo che mio padre al mio trentesimo compleanno mi ha
consigliato di emigrare), non avevo idea di quanti giovani
condividessero i miei pensieri, né immaginavo ci fossero così tanti
genitori pronti a lasciare partire i loro figli.
Non
volevo lamentarmi, ma condividere le sensazioni che provo mentre
leggo i giornali, che ritraggono un paese al lavoro per sostenere
folli spese, mentre il tasso di povertà è all'11% e la
disoccupazione giovanile al 36%. La mia generazione sorride poco :
non trova lavoro, non ha accesso al credito bancario, non riesce a
coltivare passioni, ed è sempre più alienata e incapace di
apprezzare le piccole cose, con una solitudine che cresce senza
bussola.
Mi
riferisco a una diffusa malinconia italiana, che non trova sfogo in
una rivoluzione, ma cresce sottovoce nei sogni dei miei coetanei per
una vita diversa, da cercare sotto cieli stranieri.
Oggi
lavorare in Italia significa adattarsi a compromessi inaccettabili,
come stipendi irrisori rispetto all'impegno richiesto. Mi sono
accorta che, quando esco con i miei amici, si finisce sempre a
parlare di andare via o restare. Non voglio sostenere la fuga in
massa dal nostro paese, anzi ! E non voglio nemmeno affermare che
questa crisi a più sfaccettature non sia condivisa dagli altri
30enni europei. Forse, però, andare via per un po', capire cosa
succede lontano da qui, può aiutarci a trovare strumenti nuovi per
cambiare ciò che non va.
Abbiamo
la sensazione che poche cose siano dalla nostra parte e ci sentiamo
la generazione che pagherà gli errori delle precedenti. Questo
peso genera una disillusione che rende cinici, rallenta l'entusiasmo
e svuota i cassetti dei progetti comuni.
Il
cinema, il cibo, il turismo e la moda sono le nostre risorse più
preziose e sono in parte trascurate. A volte sembra che ai piani
alti si abbia paura di cambiare ciò che non funziona. Bisognerebbe
credere nella forza e nel contributo che i giovani possono dare al
futuro italiano, recuperando la cultura che rende educati e gentili
nei confronti della vita e del prossimo.
Queste
qualità purtroppo non sono dei vaccini prescritti alla nascita, ma
vanno nutrite fino da piccoli, partendo dalla scuola. Costruire una
civiltà rispettosa e consapevole e continuare a inseguire una
felicità realizzabile : questa è la speranza della mia generazione.
Margherita
Cardelli
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