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martedì 14 maggio 2013

Web sotto attacco, quando al potere non piace la libertà di pensiero.



E’ da quando han preso coscienza delle potenzialità della Rete che i politici han cominciato a rimuginare su come ingabbiarla. La sola idea che il Web funzioni a meraviglia grazie all’autoregolamentazione, ad una rispettabilissima “netiquette” liberamente accettata dai navigatori, alla sua capacità di rinnovarsi e rigenerarsi per merito della libera inpresa di chiunque vi investe tempo e denaro e di chi compra servizi li manda ai pazzi.
Dopo il fallimento del progetto di legge presentati a suo tempo da D’Alia & Compagnia bipartisan, e da qualche altro reprobo della libertà, ora l’attacco alla libertà online arriva per via giudiziaria. Due notizie mi hanno particolarmente colpito oggi:

1- Massimiliano Tonelli, 34anni, è stato condannato a nove mesi per via dei commenti altrui postati nella pagina Facebook da lui creata e intitolata “Cartellopoli”, realizzata per promuovere la lotta al degrado urbano della Capitale. Mentre la sentenza è di un paio di mesi fa, solo oggi il Tribunale di Roma ha reso note le motivazioni per le quali il blogger è stato condannato: “per istigazione a delinquere e apologia di reato“. La denuncia è partita da una società di affissioni.

2- Lui si chiama Alessandro M., è emiliano e nei giorni scorsi aveva scritto un tweet ironico nei confronti di Laura Boldrini, secondo quanto racconta Gian Marco Chiocci sul Giornale. E a quanto pare gli è costato caro: di fronte al mandato controfirmato dal pm romano Luca Palamara è stato invitato a togliere sia l’immagine-beffa sia alcune frasi a commento di quanto evidenziato nel suo blog, su Facebook e Twitter. Frasi tipo questa: «Popolo del tweet, inviamo un fotomontaggio ose’ al presidente Laura Boldrini, che ci denunci tutti, come in Corea». Non l’avesse mai scritto. Non immaginava, il tapino, che nulla sfugge al pool della polizia postale ad personam. Quell’invito lanciato per sollevare un problema che va da tutt’altra parte rispetto il «femminicidio» alimentato dalla Boldrini, è stato intercettato. E lui stesso racconta: «Non ci volevo credere quando ho visto arrivare gli agenti».

Laddove la censura fallisce, insomma, arriva l’intimidazione, esercitata con i “potenti mezzi dello Stato di polizia”, vale a dire il codice penale e le forze dell’ordine, che fan sempre correre qualche brivido sulla schiena anche a più temerari. Come ha scritto Luca Troiano, analizzando i fenomeni di censura elettronica da parte dello Stato nei confronti di Internet, “l’informazione è potere, e le tecnologie del XXI secolo ne hanno incrementato le potenzialità al punto da trasformarla in arma capace di sollevare una rivoluzione. Youtube, Facebook e Twitter sono diventati le nuove armi della mobilitazione di massa ; i blogger hanno preso il posto degli imbonitori di piazza, e i social network quello dei vecchi moti carbonari. Ora che il genio è uscito dalla bottiglia, a preoccuparsi delle conseguenze che questa risorsa fuori controllo politico può generare non sono più soltanto i regimi autoritari, bensì anche quelli liberali. A cominciare proprio dagli Stati Uniti”.
Figuratevi in Italia. E’ bastato arrivasse una comunista integral-femminista, fintamente buonista e politicamente corretta, a presiedere la Camera per scatenare la guerra alle libere opinioni. Del resto è comprensibile, la Boldrini è democratica, la Rete invece è libertaria.

Arturo Doilo

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