E’
da quando han preso coscienza delle potenzialità della Rete che i
politici han
cominciato a rimuginare su come ingabbiarla. La sola idea che il Web
funzioni a meraviglia grazie all’autoregolamentazione, ad una
rispettabilissima “netiquette” liberamente accettata dai
navigatori, alla sua capacità di rinnovarsi e rigenerarsi per
merito della libera inpresa di chiunque vi investe tempo e denaro e
di chi compra servizi li manda ai pazzi.
Dopo
il fallimento del progetto di legge presentati a suo tempo da D’Alia
& Compagnia bipartisan, e
da qualche altro reprobo della libertà, ora l’attacco alla libertà
online arriva per via giudiziaria. Due notizie mi hanno
particolarmente colpito oggi:
1-
Massimiliano Tonelli, 34anni, è stato
condannato a nove mesi per via dei commenti altrui postati
nella pagina Facebook da lui creata e intitolata “Cartellopoli”,
realizzata per promuovere la lotta al degrado urbano della Capitale.
Mentre la sentenza è di un paio di mesi fa, solo oggi il Tribunale
di Roma ha reso note le motivazioni per le quali il blogger è stato
condannato: “per
istigazione a delinquere e apologia di reato“.
La denuncia è partita da una società di affissioni.
2-
Lui si chiama Alessandro M., è emiliano e nei giorni scorsi aveva
scritto un tweet ironico nei confronti di Laura Boldrini, secondo
quanto racconta Gian Marco Chiocci sul Giornale. E a quanto pare gli
è costato caro: di
fronte al mandato controfirmato dal pm romano Luca Palamara è stato
invitato a togliere sia l’immagine-beffa sia alcune frasi a
commento di quanto evidenziato nel suo blog, su Facebook e Twitter.
Frasi tipo questa: «Popolo del tweet, inviamo un fotomontaggio ose’
al presidente Laura Boldrini, che ci denunci tutti, come in Corea».
Non l’avesse mai scritto. Non immaginava, il tapino, che nulla
sfugge al pool della polizia postale ad personam. Quell’invito
lanciato per sollevare un problema che va da tutt’altra parte
rispetto il «femminicidio» alimentato dalla Boldrini, è stato
intercettato. E
lui stesso racconta: «Non
ci volevo
credere
quando ho visto arrivare gli agenti».
Laddove
la censura fallisce, insomma, arriva l’intimidazione, esercitata
con i “potenti mezzi dello Stato di polizia”, vale a dire il
codice penale e le forze dell’ordine, che fan sempre correre
qualche brivido sulla schiena anche a più temerari. Come ha scritto
Luca Troiano, analizzando i fenomeni di censura elettronica da parte
dello Stato nei confronti di Internet, “l’informazione
è potere, e le tecnologie del XXI secolo ne hanno incrementato le
potenzialità al punto da trasformarla in arma capace di sollevare
una rivoluzione. Youtube, Facebook e Twitter sono diventati le nuove
armi della mobilitazione di massa ; i blogger hanno preso il posto
degli imbonitori di piazza, e i social network quello dei vecchi moti
carbonari. Ora che il genio è uscito dalla bottiglia, a preoccuparsi
delle conseguenze che questa risorsa fuori controllo politico può
generare non sono più soltanto i regimi autoritari, bensì anche
quelli liberali. A cominciare proprio dagli Stati Uniti”.
Figuratevi
in Italia. E’ bastato arrivasse una comunista integral-femminista,
fintamente
buonista e politicamente corretta, a presiedere la Camera per
scatenare la guerra alle libere opinioni. Del resto è comprensibile,
la Boldrini è democratica, la Rete invece è libertaria.
Arturo
Doilo
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