Vi
interessa sostituire per qualche mese un collega che lavora alla
filiale di New York, o in quella di Shanghai ? Se la vostra
specialità è il marketing, che ne direste di “saltare” alla
finanza, o nell'ufficio risorse umane, per un periodo determinato ?
In America accade sempre più spesso. E' il fenomeno dei co-worker
:
dipendenti che si scambiano temporaneamente il posto.
Per
imparare qualcosa di nuovo, arricchire la propria esperienza,
acquisire un punto di vista diverso, allenarsi alla mobilità o
semplicemente a una mentalità più aperta e flessibile. E' un
fenomeno che merita di essere studiato con attenzione, perchè si
tratta di una flessibilità tutta positiva. Un caso in cui il
modello americano non è sinonimo di insicurezza.
In
Italia, (come del resto in Francia e in Spagna), oggi si parla di
flessibilità in modo spesso unilaterale : chi ha un posto di lavoro
sente pronunciare questo termine e lo traduce in libertà di
licenziare. Ma negli Stati Uniti la flessibilità si declina in
tanti modi, e le sue varianti creative sono molto interessanti.
Il
co-worker
è un fenomeno relativamente nuovo perfino negli Stati Uniti. Un
tempo questo tipo di rotazione era riservato ai due estremi della
piramide aziendale. I nuovi assunti potevano essere adibiti a
mansioni temporanee nell'ambito di un percorso di formazione.
Oppure al vertice della gerarchia, i top manager americani sono stati
spesso incoraggiati a cimentarsi con sfide diverse, a dirigere
filiali all'estero oppure settori di attività differenti all'interno
di un conglomerato, per avere una comprensione più larga del
business. Dunque le rotazioni frequenti erano un fenomeno
minoritario : un rito d'iniziazione per nuovi assunti, o per grandi
capi.
La
novità oggi è che questo sta diventando un esperimento di massa,
aperto a tutti. Secondo uno studio della Society
for Human
Resource
Management,
riportato sul Wall Street Journal, nel 2011 il 43% dei datori di
lavoro americani hanno offerto in modo sistematico delle opportunità
di addestramento e di lavoro “trasversali”, con alternanza in
mansioni diverse, per aiutare i dipendenti a sviluppare nuove
capacità e nuove attitudini, non limitandosi a un solo tipo di
attività.
E
questa nuova spinta alla rotazione non viene solo promossa dall'alto
; il management incoraggia i dipendenti a fare da sé, a mettersi in
contatto fra loro per trovare le opportunità di “scambio di
posizioni”.
Il
colosso informatico Intel,
numero uno mondiale dei microchip basato nella Silicon Valley
californiana, ha creato addirittura una specie di “borsa merci”
interni, con un database arricchito quotidianamente, di offerte e
richieste di scambio di mansioni di lavoro. In un anno, ben 1300
scambi sono avvenuti in questo modo, con i dipendenti della Intel
che si sono messi autonomamente d'accordo con dei colleghi per
barattare i propri posti : a volte l'esperimento è durato poche
settimane, altre volte un anno intero.
L'utilità
è molteplice, secondo il responsabile di questo programma presso la
Intel,
Amreen Madhani : può servire ad “assaggiare” un nuovo lavoro,
prima di candidarsi ufficialmente per ottenere un trasferimento
permanente, oppure aiuta il dipendente a crearsi delle relazioni in
settori dell'azienda diversi dal suo, che potranno essergli utili in
seguito.
In
certi casi questo agevola anche le sostituzioni di colleghi che si
assentano, per una maternità o un sabbatico. Per l'esperto di
management John Sullivan, docente alla San
Francisco State
University,
la diffusione del co-working
è
uno strumento prezioso sia per la formazione permanente della forza
lavoro, in un'epoca di veloce cambiamento, sia per motivare e creare
fedeltà tra i dipendenti.
E'
di certo una cura contro la monotonia e l'assuefazione. E' un modo
per “restare giovani”. In fondo a vent'anni si è molto curiosi
e l'idea di cambiare spesso attira : basta vedere il successo
meraviglioso del programma Erasmus
in Europa, che ha creato una nuova generazione di studenti
universitari con una cultura veramente sovranazionale. Da adulti,
salvo piccole minoranze di globetrotter, per molte ragioni si finisce
col rinunciare alla possibilità del cambiamento.
Se
te la offre la tua azienda, all'interno di una stessa organizzazione,
è una bella opportunità.
Federico
Rampini
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