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mercoledì 6 novembre 2013

Modi di dire 18.


Si dice . . . “ essere il cavallo di battaglia “

Quando si parla del “cavallo di battaglia” di qualcuno si intende la cosa in cui la persona indicata riesce a dare il meglio. In particolare, in campo artistico, il personaggio in cui un attore, (o un brano musicale per un cantante), esprime al massimo il suo talento. L'espressione riconduce ai condottieri di un tempo : era infatti il destriero più coraggioso, affidabile e pronto ai comandi – tra quelli che erano stati addestrati – che veniva scelto per una situazione estrema qual era trovarsi in battaglia.


Si dice . . . “ trinariciuto “

L'aggettivo e sostantivo “trinariciuto”, letteralmente in possesso di tre narici, è un termine dispregiativo attribuito a persona dai caratteri non umani e pertanto ottusa, incivile. La parola fu coniata in chiave di satira politica nel secondo dopoguerra dal giornalista e scrittore Giovannino Guareschi, (1908-1968), celebre autore del ciclo di romanzi su Don Camillo e Peppone poi ridotti in popolari film con Fernandel e Gino Cervi. Guareschi attribuiva questa terza narice con funzione di scarico, “in modo da tener sgombro il cervello dalla materia grigia”, ai militanti del partito comunista, in sostanza accusati di pensare con la testa dell'apparato.


Si dice . . . “ è una doccia scozzese “

Si definisce “doccia scozzese” una sequenza di buone e cattive notizie o di fatti spiacevoli e piacevoli che si alternano rapidamente provocando opposti stati d'animo. Il riferimento è al trattamento idroterapico già in uso presso gli antichi scoti e tuttora utilizzato come stimolante della circolazione sanguigna e dei pori. Consiste in un'alternanza di docce calde, a 38°, e fredde, a 18°, della durata di circa 2 minuti che si prendono da un tubo del diametro di 2 cm. I getti d'acqua vengono passati sul corpo dal basso verso l'alto.


Si dice . . . “ avere delle remore”

Significa avere dubbi, riserve, impacci nel fare qualcosa, sia in senso fisico che morale. Il termine remora deriva dal latino è il suo significato originario è indugio. Ma remora, già anticamente, è anche il nome di un pesce della famiglia delle Echeneidae. Lungo circa 40 cm, questo pesce ha sul dorso una sorta di potente ventosa che gli permette di attaccarsi al ventre di grandi pesci o al fondo delle imbarcazioni. Ciò allo scopo di farsi trasportare senza fatica nelle zone dove poi l'animale preda. La credenza popolare riteneva un tempo che la presenza sotto lo scafo di questi pesci, rallentasse l'andatura delle barche ed ecco il motivo del loro nome.


Si dice . . . “ fare la civetta “

Il modo di dire “fare la civetta” o “essere una civetta” si rivolge a una femmina vanitosa che ama farsi corteggiare e attrarre ammiratori. Spesso il termine si estende a ciò che attrae l'attenzione, (candidato-civetta, lista-civetta, civetta come locandina delle edicole), o, al contrario, a ciò che deve passare inosservato, (auto-civetta, nave-civetta, ecc.). Di fatto la civetta, rapace notturno della famiglia degli Strigidi, fu a lungo utilizzata nella caccia come richiamo a causa delle sue strane movenze che attraggono le prede.


Si dice . . . “ essere una palla al piede “

L'espressione vuol dire essere di ostacolo, costringere con il proprio atteggiamento a fare più fatica del necessario nell'agire. L'immagine si riferisce alla grossa sfera di metallo che veniva incatenata al piede dei prigionieri, per impedirne o renderne meno agevole la fuga. Questa coercizione, in uso nei luoghi di pena nel XVIII e XIX secolo, era di per se anche una tortura, perchè causava ferite alle caviglie, con possibili infezioni, dovute alla mancanza di cure e alle scarse condizioni igieniche.

Si dice . . . “ avere una pazienza certosina “

L'espressione vuol dire essere dotati di scrupolo, concentrazione e precisione nel portare a termine un lavoro. Il riferimento è all'ordine religioso dei certosini fondato nel 1084 da S. bruno di Colonia nella chartreuse, (in italiano certosa), nelle Alpi francesi. I certosini, nella loro regola basata sulla meditazione e lavoro, si distinsero come eccellenti copisti, falegnami ed ebanisti, lavori che richiedevano quindi tanta pazienza. Nel campo della decorazione del legno si apprezza tutt'ora la loro “tarsia alla certosina”, una lavorazione di particolare pregio.


Si dice . . . “ essere la pietra dello scandalo “

Essere la pietra dello scandalo”, dal greco “skandalon” ostacolo inciampo, vuol dire dare un cattivo esempio, esporsi a critiche per il proprio comportamento. L'espressione si riferisce a una grossa pietra che si trovava nella Roma di Giulio Cesare di fronte al Campidoglio. Dovevano sedercisi sopra i falliti o chi non avesse onorato i propri debiti. Essi dovevano gridare “cedo bona!”, (svendo i miei beni), alzandosi e sedendosi violentemente per 3 volte. Ciò estingueva le loro colpe. Ve n'era una anche a Firenze, sotto la Loggia del Mercato Nuovo. Sopra essa i mercanti falliti, nel '500, venivano sbattuti per forza a sedere nudo per 3 volte.


Si dice . . . “ perdere la tramontana “

Vuol dire perdere la pesta, andare in collera. L'immagine del modo di dire è di origine marinaresca : prima dell'invenzione della bussola i naviganti si orizzontavano con la stella polare, chiamata Tramontana come il vento che proviene da nord. Quando essa non era visibile a causa del cielo nuvoloso, l'orientamento era impossibile e smarrire la rotta era dunque molto facile. Non a caso un'espressione simile è “perdere la bussola”.

Si dice . . . “ avere fegato”

Significa essere coraggiosi nell'affrontare i pericoli. Ciò perchè il fegato un tempo, (nell'antica Grecia, ad esempio), era considerato la sede della forza, della caparbietà e dei sentimenti, in particolare della passione fisica e dell'ira. Emblematico in tal senso è il mito greco di Prometeo, titano che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini contro il volere di Zeus. Scoperto il furto, Zeus fece incatenare Prometeo a una rupe e dispose che ogni giorno un'aquila gigante giungesse a divorargli il fegato, che ogni notte ricresceva di modo che il rapace potesse divorarlo il giorno dopo.

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