est consulting

est consulting
Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

giovedì 29 maggio 2014

Matrimonio e soldi : quanto mi costa quel si !

Sono stato a un bellissimo matrimonio in Italia, quando una persona a me molto cara ha sposato un giovane che ho imparato ad apprezzare
per la sua simpatia dietro la apparente scontrosità montanara. Sono due giovani medici, che nessuno aveva obbligato a sposarsi.
Avrebbero potuto continuare a vivere insieme, come fanno da tempo, senza che nessuno, non certo le rispettive famiglie, facessero loro pressioni.
Sarà stato perché gli sposi sono fatti a modo loro, o perché all'inizio di una carriera in medicina, ovunque in questa Italia 2013 in particolare, i soldi non piovono dal cielo, i due hanno scelto una celebrazione minimalista, gioiosamente dispettosa. Il momento più divertente dell'intero evento è stata la vista dello sposo che portava casse di barattoli pieni degli adorati "Salzgurken", i cetrioloni marinati in agrodolce, da servire con gli antipasti. Nel vedere la fatica, e la cura con la quale hanno cercato di evitare gli eccessi e le spese di una festa di nozze, sono andato rivedermi le nuove statistiche sui costi di matrimoni negli Stati Uniti.
A Manhattan, dove tutto costa di più, la spesa media per un matrimonio è di 76.000 dollari, vicini ai 60.000 euro, informa la CNN Money. A Chicago, la seconda città più costosa per i matrimoni, la media di 40.000 euro. In tutti 50 Stati, dopo la discesa dell'anno orribile, il 2008, l'esborso sta tornando vicino ai 30.000 euro.
Molti di noi hanno visto la serie di film, e di sit-com, prodotti dalla "industria del matrimonio", con il suo esercito di pianificatori, direttori, fiorai, sarti, acconciatori, pasticcieri, caterer, pastori, sciamani, madri isteriche e spose disfatte, che complessivamente genera un conto annuale di 51 miliardi di dollari, 40 miliardi di euro.
Una somma che farebbe piangere di felicità e invidia qualsiasi governo europeo. E se grandi tonfi dell'economia, come fu appunto il crack dell'autunno 2008, mettono un po' a sedere anche la wedding industry, appunto l'industria dello sposalizio, essa rimane una delle attività commerciali più resistenti alle crisi.
Noi genitori delle spose americane, o anche futuri suoceri sempre chiamati a dare un contributo all'evento, sappiamo lottare leoninamente con il fisco, duellare con il padrone di casa, fare a botte con la banca, querelare ogni dentista per una carie male otturata, ma di fronte alla figlia in lacrime ogni resistenza è futile, come diceva un telefilm di fantascienza.
Per chi può permettersi di spendere queste fortune, il prezzo, pur doloroso e insensato, è insopportabile. Ma se il costo medio di un matrimonio, non importa se civile o religioso, se celebrato davanti ad un predicatore della Chiesa del Mistico Cacciavite o al funzionario del Comune, si avvicina ai 30.000 dollari e il reddito medio negli Stati Uniti di 44.000 dollari, non occorre un Nobel dell'economia per capire che i genitori della sposa non possono staccare un assegno e poi chiudersi in bagno a piangere.
Occorre chiedere un prestito, e nell'85% dei casi il prestito viene da una seconda, se non una terza ipoteca sull'abitazione: per gettare il seme di una nuova casa, i genitori della sposa sono costretti ad amputar sette pezzi della propria, in un ciclo continuo di indebitamento che periodicamente - sorpresa sorpresa - collassa come la proverbiale piramide di carte da gioco.
O come il matrimonio stesso, statisticamente destinato, con altissima probabilità, verso quella che in genere viene chiamata Splitville, la città dello "split", della separazione e del divorzio.
Dunque non solo approfitto delle ultime statistiche sulla ripresa vigorosa delle spese matrimoniali in America, per aggiungere i miei auguri a questa nuova coppia formata da una mia omonima, (a parte quale marginale differenza), Vittoria e dal marito Thomas, disceso dalle amate montagne tirolesi per vivere nella pianura padana, (ma non in Padania, che non esiste e gli farebbe orrore).
Li voglio ringraziare per aver dimostrato che ci si può sposare elegantemente e gioiosamente anche senza dilapidare i risparmi della famiglia della sposa. E conforta sapere che, se mai dovessero affrontare tempi difficili, potranno sempre vivere di cetrioli in salamoia per i prossimi vent'anni.


Vittorio Zucconi

Nessun commento:

Posta un commento