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domenica 25 maggio 2014

Orizzonte rosa. "Lei" e il secondo lavoro.


Qualche settimana fa ho trovato questo messaggio, nella posta di
Facebook: "Cerco un secondo lavoro come baby-sitter o colf perché col mio stipendio non riesco più a mantenere la mia famiglia. Sono disponibile solo sabato e domenica, quando sono libera dall'ufficio. Grazie e scusate per il disturbo. Doriana".
La conosco appena, l'ho incontrata ai seggi, ci siamo state simpatiche. Imparo a memoria, senza volerlo, il suo messaggio, lo recito agli amici, mi rendo conto che, in questi tempi grigi e sbagliati, le Doriane sono molte, troppe.
"Doriana, mi racconti la tua storia?" Dice sì. Ci incontriamo all'ora di pranzo. La vedo mentre esce dal suo ufficio, la segreteria di una facoltà universitaria, circondata da studenti. "Grazie. È stata gentilissima, come al solito", dicono. Lei si schermisce, ride, saluta e viene via con me, lieve, i capelli neri e dritti, gli occhi grandi, il passo sicuro di chi sa la strada. Ha 46 anni, un marito disoccupato, una figlia adolescente, un contratto a tempo indeterminato da 1300 euro mensili, in cui deve far entrare tutto.
"Mio marito ha perso il lavoro sei anni fa: hanno liquidato l'azienda in
cui era assunto. Aveva 44 anni. I primi tempi ha lavorato qua e là, da precario. Da tre anni invece è fermo, nonostante i corsi per la ricollocazione professionale e la ricerca quotidiana di un impiego".
Il marito di Doriana la mattina si alza con lei, la accompagna in ufficio, poi torna a casa e su Internet cerca lavoro, prepara il pranzo per sé e la figlia, "fa il casalingo". "Quando ha imparato a usare la lavatrice era tutto contento. Lasciamo stare come stende…"
Ogni tanto Doriana si arrabbia, perché il pavimento è sporco ("sei a casa tutto il giorno, possibile che non ti accorga che il pavimento fa schifo?"), Perché la rabbia il rancore montano, anche se li reprimi, perché lui dice accusatorio: "il vero problema ce l'ho io".
"Lo so. È umiliante per un uomo chiedere i soldi alla moglie, e sfinente non lavorare. Però lui è proiettato sulla sua situazione, io su tutto il resto. Io cerco di risolvere i problemi quotidiani: faccio quadrare i conti per affitto, luce, gas, telefono, ricariche dei cellulari (mai più di 5 euro). L'auto no, quella non possiamo permettercela. Sono io che vado a caccia di offerte, che a pranzo, quando sono tirata, mangio i taralli della macchinetta dell'ufficio e uso i buoni pasto per la spesa".
"Vorrei avere più soldi per smettere di pensare ai soldi", dice Doriana, solare, dignitosa, coriacea. Nessuno, tra i colleghi, immagina che Doriana sia costretta a fare i conti, sempre. "Quando provo a spiegare la mia situazione, mi accorgo che la gente pensa "se il marito è disoccupato da sei anni significa che non si è dato abbastanza da fare". Questo mi ferisce perché, se non ci sei dentro, è impossibile capire. Allora preferisco far finta di niente, ridere e scherzare come nulla fosse".
Sua figlia ha 17 anni, fa il liceo linguistico e si chiama Virginia. "Lei conosce i nostri problemi, sa che ci sono dei limiti alle sue richieste, e consapevole, matura e non si vergogna di parlarne con i suoi amici. A scuola non è l'unica".
Si accende un lampo di orgoglio materno, si intuiscono complicità, protezione, tenerezza. "Ieri mi ha chiesto 10 euro per una gita di classe e 7 euro per il teatro. Per un genitore è avvilente dire: "non si può". Quando Virginia ha annunciato che voleva cercarsi un lavoretto, "ho temuto che facesse qualche stupidaggine, che entrasse in giri strani". "Finché posso, ci penso io a te", le ha risposto Doriana che per paura, orgoglio e amore, si è messa alla ricerca di un secondo lavoro, il sabato e la domenica, via Facebook.


Claudia “Elasti” De Lillo

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