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lunedì 2 giugno 2014

Hollywood : tutte donne nella stanza dei bottoni.

Se diciamo "cinema" e "donne" insieme, il riflesso condizionato corre immediatamente alle inarrivabili bellezze o alle sensazionali attrici che nei suoi 100 anni di storia hanno dipinto di desideri e di invidie lo schermo. Figlie, e insieme madri, delle mode e delle tendenze che hanno condizionato ragazze, donne adulte e ora fortunatamente anche donne di età, sono state e sono il cinema al femminile imposto dalla macchina delle illusioni hollywoodiana.
Ma ci sono ormai molte donne invisibili, e largamente sconosciute, che fanno l'industria del cinema americano quanto le belle e brave che andiamo ad ammirare. E sono uno dei segreti del cinema americano da trent'anni.
Non parlo delle registe, che pure ormai lavorano regolarmente, o delle legioni di sceneggiatrici, scenografe, costumiste, assistenti, operatrici i cui nomi scorrono, tra l'indifferenza generale, nei crediti di coda alla fine del film, che solo i parenti leggono.
Parlo di donne come Sherry Lansing che - sono pronto a scommettere - nessuno dei 24 lettori di queste pagine, (Manzoni ne vantava 25, quindi devo tenermi più basso), ha mai sentito nominare.
Ma se cito i prodotti cinematografici che lo studio da lei presieduto ha sfornato, tutte le lampadine delle memorie si accendono: Sherry, che oggi ha 68 anni ed è in pensione, ha prodotto, fra altri, film come Attrazione Fatale, Titanic, Braveheart e Forrest Gump, per conto della 20th Century Fox.
Ne divenne "Ceo", dunque presidente e amministratore delegato,
quando aveva appena 35 anni, alla metà degli anni 80. Dopo aver detto, in un'intervista al magazine Life, nel 1984, che mai una donna sarebbe divenuta il capo di tutti i capi di un mega studio ad Hollywood.
Non avrebbe potuto sbagliare di più. Da allora i cancelli delle major di Hollywood si sono aperti, come la caverna di Alì Babà, davanti ad altre donne.
Se sullo schermo vedete apparire il famosissimo logo del bambino sognante che pesca seduto su una falce di luna, sappiate che al suo posto dovrebbe esserci una bambina bionda, Stacy Snider. È la signora che a 52 anni magari tanto bambina non è più, ma trasporta molto delle proprie fantasie in film prodotti dalla Dream Works, che lei amministra, come la serie di Shrek, o Shark's Tale, quell'avventura del pesciolino Oscar che ogni genitore ha visto almeno cento volte per accontentare i figli.
O come Madagascar, (uno dei miei preferiti, lo confesso).
Amy Pascal è la co-presidente della Sony Pictures, che s'è arrampicata sulle pareti del successo con Spiderman e ha creato la serie dei Men in Black. E Dawn Steel, alla guida della Paramount prima di morire, giovane nel 1997, lanciò contro il parere dei direttori maschi nel consiglio di amministrazione, un film a basso costo che sarebbe diventato un culto per le generazioni, Harry ti presento Sally, insieme a blockbuster come Top Gun e Flash Dance.
Dawn era perfettamente senza scrupoli moralistici o politici. Era stata a lungo responsabile delle diffusioni del giornale Penthouse, il cugino sporcaccioncello di Playboy, spiegando alle protofemministe sussiegose che "a me non importa nulla se chi compra i miei prodotti sia maschio o femmina, perché i dollari delle femmine valgono esattamente come quelli dei maschi".
La carica delle donne ha battuto il monopolio dei vecchi mogul, i boss dei grandi studios che spesso conducevano i loro casting, la selezione delle protagoniste, direttamente sul divano, sempre presente nei loro uffici.
E se tante donne ormai controllano la grande macchina dell'illusione, non può essere più tanto lontano il momento in cui, dalle case di produzione, qualcuna ascenderà fino all'altra Casa, pilotando quell'altro colossale veicolo di sogni che è la politica americana.
"Sono assolutamente certa", ha dichiarato a metà luglio Sherry Lansing, "che prima di morire vedrò una donna presidente degli Stati Uniti".
Il che significa, avendo lei 68 anni, che questo dovrebbe accadere nelle prossime tre o quattro elezioni al massimo.


Vittorio Zucconi

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