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venerdì 8 maggio 2015

Festa della mamma. Quello che mia madre mi ha spiegato della vita.

Mia madre ha trasceso le gerarchie e dimostrato a chiunque abbia avuto la fortuna di entrare in contatto con lei, che siamo fatti tutti della stessa pasta.
Il suo approccio alla vita consisteva nell'apprezzare sempre il suo prossimo, e siccome questo sentimento di fiducia e connessione è contagioso, tutti la apprezzavano a loro volta.
Quand'era già piuttosto anziana, mise in pratica la sua convinzione che nessun lavoro fosse troppo umile, e che a determinare il valore di una persona non fosse il modo in cui si guadagnava da vivere, ma la dignità con la quale svolgeva il proprio lavoro.
A metà degli anni 70, andò a Los Angeles a trovare mia sorella e quello che allora era suo marito, con l'intenzione di trattenersi per qualche tempo. Dopo circa un mese, quando fu chiaro che il marito di mia sorella avrebbe preferito non convivere con la suocera, mia madre, non volendo essere di disturbo per nessuno, decise di andare a stare da sola.
Per farlo, però, aveva bisogno di un lavoro. Riflette' allora su cosa sapeva fare, su quali erano i suoi talenti. Si rese conto che sapeva gestire una casa : cucinare, pulire e fare in modo che tutto funzionasse in modo scorrevole, puntuale e senza troppi attriti. Era quello che aveva fatto per tutta la vita, e lo sapeva fare bene.
Mise un annuncio sul giornale, cercando qualcuno a cui servisse una persona per mandare avanti la casa. E la trovò. Ricevette una telefonata, andò a fare il colloquio, ottenne il lavoro.
Fu così che si ritrovò a occuparsi di una splendida famiglia di Santa Barbara con dei figli adolescenti. Si innamorarono di lei seduta stante. Oltre a sbrigare le faccende domestiche, mia madre faceva da consulente a tutta la famiglia, con le sue idee su come organizzare le cose, che lei riassumeva nella definizione "ordine creativo".
Spesso i figli finivano in camera di mia madre a parlare con lei dei loro problemi. Aveva intrapreso quel lavoro senza alcun senso d'inferiorità, motivo per cui alla famiglia non venne mai in mente di trattarla come una persona inferiore. Andava da loro per rendersi utile e guadagnarsi da vivere, senza mai dimenticare chi era. E naturalmente, quando ricevette il suo primo stipendio, tentò di darlo a me e ad Agapi, dicendo che quei soldi a lei non servivano, dal momento che aveva già vitto e alloggio.
La sua avventura si concluse quando la chiamai, chiedendole per favore di raggiungermi a Londra. Ho bisogno di te, le dissi, altrimenti questo libro non lo finirò mai. Mia madre non era mai stata capace di dire di no alle richieste di aiuto delle figlie. Così venne a Londra, dove cominciò a occuparsi del mio piccolo appartamento, mantenendo in funzione la cucina per tutta la notte, mentre io lavoravo freneticamente per rispettare la scadenza che mi ero imposta.
Il suo lavoro a Santa Barbara era stato l'ennesimo modo di insegnare alle sue figlie, tramite l'esempio, che è possibile trascendere le gerarchie senza aspettare che l'autorità e il comando ci vengano concessi dall'esterno.
Le sue soluzioni ai problemi, potevano talvolta apparire semplici e scontate, ma solo per il coraggio e la fiducia con cui lei affrontava il mondo e lo attraversava.
Se all'inizio della vita il nostro obiettivo è capire che cosa farne, mia madre diceva sempre che l'obiettivo, invecchiando, diventa quello di capire che cosa la vita può fare di noi. È bene, lei ha fatto della sua vita una grande avventura, e la sua vita ha fatto di lei una splendida guida.
Mia madre, che è vissuta con me quasi sempre - assistendo al mio matrimonio, alla nascita delle mie figlie e al mio divorzio - è scomparsa nel 2000.
La sua morte mi ha costretto a confrontarmi con la mia paura più profonda : continuare a vivere senza la persona che della mia vita ha costituito le fondamenta.
L'ho persa, e ho dovuto andare avanti senza di lei. Ma il modo in cui ha vissuto la vita e affrontato la morte, su che cosa significa superare la paura, mi hanno insegnato moltissimo.

Arianna Huffington


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