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sabato 2 maggio 2015

Orizzonte rosa. Donne, geni incompresi.

Steve Jobs era, a detta di molti, un capo particolarmente difficile : un tipo passionale, a tratti ossessivo e per nulla paziente. Chiedeva ai suoi collaboratori il massimo, a tratti l'impossibile e non sempre con modi gentili.
Ma era un genio e, si sa, con le menti eccezionali bisogna portare pazienza e capirli. Alcuni sostengono che fosse affetto dalla sindrome di Asperger, una forma lieve di autismo, e intorno a questi geniali maschi semi-autistici in America sembra addirittura aleggiare una sorta di mito. Adesso, però, provate a immaginare se al posto di Steve, ci fosse stata una Stephanie Jobs. Come sarebbero andate le cose ?
Fateci caso, in campo femminile non c'è nessuna mitologia del genere. Stephanie Jobs, una donna che perde le staffe con i propri dipendenti a cui chiede straordinari su straordinari, una dirigente vittima di sbalzi d'umore ingiustificabili, capace di improvvise crisi di pianto o di alzarsi e sparire nel bel mezzo di una riunione : chi mai sarebbe disposto a perdonarla, un'arpia del genere ? Stephanie non sarebbe stata un genio, ma semplicemente un incubo.
Certo, rispetto a venticinque anni fa le donne oggi godono di un'eguaglianza considerevole in tema di diritti. Abbiamo raggiunto successi importanti in politica, scienza, arte. Abbiamo sfondato tetti di cristallo, cresciuto figli e alimentato con successo economie domestiche, mentre eravamo alle prese con la gestione di un'azienda, la stesura di una sinfonia o il coordinamento di una campagna politica.
Abbiamo dimostrato a noi stesse di avere capacità strabilianti, da vere campionesse del multitasking.
Alcune cose, però, non sono cambiate affatto. Per cominciare, alle donne viene chiesto - oggi come ieri - di essere gentili. Dalla scuola materna in poi, ci si aspetta che le bambine siano sedute composte in aula e diano una mano con i lavori di casa. Quando cresciamo, oltre ad andare bene a scuola e prendere ottimi voti - le aspettative di base - ci viene anche chiesto di essere accomodanti e pazienti. Non dobbiamo mai smettere, insomma, di essere aspiranti mamme che si esercitano quotidianamente con zelo e devozione.
Siamo chiamate ad anteporre i bisogni degli altri ai nostri, ad assicurarci che amici e parenti stiano bene, a occuparci dei nostri genitori che invecchiano, a ricordarci compleanni, mandare gli auguri a Natale, preservare la pace e consolare gli affranti. Tutto - ca va sans dire - sempre col sorriso. Ah, già, e i capelli in ordine, il vestito giusto e una forma fisica invidiabile.
Le donne sono i primi e i più severi giudici di queste assurde aspettative. Provate a pensare a tutte le volte che vi siete trovate a criticare il modo in cui una donna era vestita o si presentava. Provate a ricordare l'ultima volta che avete criticato un'altra donna per essere stata maleducata, irresponsabile o egoista. O a immaginare un gruppo di mamme all'uscita della scuola che mormorano : quella lì ha portato qualcosa da mangiare per il picnic ? Quella non si è fatta vedere il giorno del torneo sportivo ! Quella è la mamma che ha mandato a scuola il figlio con le caramelle nello zaino al posto della frutta ? Che vergogna !
Questo atteggiamento censorio viene reiterato anche fuori dall'ambiente domestico : donne che perdono le staffe o offendono gli altri, donne impazienti, donne difficili ... Non esistono scuse. A nessuno viene in mente che potrebbero essere dei geni. Nessuno vuole avere a che fare con donne simili.
Queste cose le so non perché sono fatta così - quindi una donna difficile - ma perché sono esattamente l'opposto : una donna gentile. È una vita che sono ben educata, arrivo puntuale, controllo il mio peso e mi mordo la lingua, sorridendo e aspettando. Ho dato anch'io il mio contributo nel giudicare le donne che, a mio avviso, non si stavano impegnando abbastanza. E in questo mio essere così scientemente adorabile, non facevo altro che mettere a tacere le mie opinioni, la mia voce. Così mi sono ritrovata a essere parte integrante del problema.


Claire Messud

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