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lunedì 10 agosto 2015

Orizzonte rosa. La paura, compagna di vita.

Gianni non è solo un dentista. È un esperto di relazioni umane che in poche sedute riesce a convincere la mia atterrita bambina che ferri e ferraglie, luci e getti d'acqua, aghi e trapani non sono strumenti di tortura. Ho osservato in lei il passaggio dal terrore alla fiducia, dall'ignoto a qualcosa che si può controllare perché diventa familiare e amico.
Il tono rassicurante della voce, la precisione e la serietà con cui si è rivolto alla piccola hanno addomesticato la paura. Meno una, penso. E stralcio dall'elenco anche questa.
Da bambina avevo un elenco lunghissimo di paure. Mio padre mi aveva insegnato a ricordarle tutte prima di dormire. Così - mi assicurava - non le avrei sognate. Prima di dormire nominavo giudiziosamente notti buie e fantasmi, cimiteri e zombie, scheletri e terribili cadute a precipizio.
Nell'infanzia le paure sono concrete e bene a fuoco, si nutrono di rituali e di piccoli gesti di esorcizzazione. Chi non ha mai guardato sotto il letto per vedere se non ci fosse nascosto un losco figuro?
Le paure dell'infanzia di solito ci abbandonano all'improvviso, svaporano nel nulla e quelle che fino a poco prima parevano montagne invalicabili, diventano colline. È un sollievo temporaneo : nuove paure già si affacciano, legate all'età, alla salute, alle persone che amiamo. Una sequenza di paure stupide e persino ridicole, accompagna i nostri giorni e si mescola ai grandi tormenti e alle ragionevoli preoccupazioni della vita.
Sono stata una bambina paurosa, forse per questo ho grande curiosità per queste compagne di vita.
Adoro l'attimo magico in cui l'impossibile diventa possibile, il mai sperimentato diventa esperienza. Lì sento che la vita mi sta attaccata alla pelle e morde : penso alla prima volta che i miei figli hanno vinto la paura dell'acqua, la prima volta in bicicletta senza rotelle, il primo tragitto in tram senza adulti, il primo esame ...
Superare le paure ci rende più forti, è banale dirlo, ci rende soprattutto capaci di accudire le paure degli altri.
Serena aspetta il suo primo figlio, m'interroga sul lieto evento come fossi l'oracolo di Delfi. So che esserci già passata non mi autorizza a impartire lezioni, né ricette, né rassicurazioni.
Scaccio la tentazione delle buone parole, sempre inutili. Provo a ricordarmi di me allora. "Ma sai, io temevo soprattutto di essere scortese con l'ostetrica e di perdere il mio consueto aplomb ..." Strabuzza gli occhi. Ognuno ha le paure che si merita. "Però, se hai bisogno, io ci sono", mi arrampico sui muri.
E mi guardo bene dal cadere giù.


Elena Granata

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