est consulting

est consulting
Il primo portale dedicato all'investitore italiano in Rep. Ceca e Slovacchia

sabato 12 dicembre 2015

L'utilità delle cose inutili.

Se potessi riavere tutti i soldi che ho speso in automobiline e bamboline. Se potessi riavere tutti i soldi che ho buttato in giocattoli
per me, per i figli, per i nipoti. Se potessi restituire quei barattoli di conserve, salse, sottaceti, surgelati scaduti acquistati al supermercato dove noi uomini siamo mandati a prendere un litro di latte e torniamo con sacchi di futura spazzatura per golosi, non sarei ricco, ma avrei molti più soldi.
Nel tempo delle vacche emaciate, parlare di sprechi, di consumi inutili, di soldi gettati può sembrare un'offesa, ma ciascuno di noi, se ci pensa bene bene, scoprirà che se non oggi, almeno ieri quando le mucche erano un po' più pasciute, molte lire, euro, dollari, dracme o franchi sono volati inutilmente fuori dalla finestra. E ci sentiamo rimproverare di non consumare abbastanza.
Le cifre dei consumi individuali inutili - ma utilissimi per chi di quei consumi vive e lavora - sono, qui nel Grand Hotel America, impressionanti. Calcolando un modesto salario medio di 30.000 dollari e una vita lavorativa di quarant'anni, dall'età di 25 ai 65, un americano guadagna più di un milione di dollari. Di questa somma, almeno il 10% è sprecato in acquisti di nessuna utilità e perfettamente evitabili.
L'elenco dei nostri sprechi fa impallidire anche i tanto deprecati sprechi della pubblica amministrazione e della politica. In un anno, qui negli Usa, spendiamo quasi 11mila miliardi di dollari - quattro volte il terrificante debito pubblico italiano - in consumi.
L'elenco del super-superfluo è fantastico.
Un miliardo per tatuaggi e un miliardo per la tassidermia, (imbottire animali). Quaranta miliardi per avere cura del praticello di casa. Cinque miliardi per acquistare le suonerie dei telefonini, come se quella sinfonia di trombette, cimbali, xilofoni, trilli, rintocchi, pernacchiette compresi nell'apparecchio non bastassero. Cinquecento milioni per palline da golf. E un altro mezzo miliardo soltanto per la abominevole merendina Twinky, celebre per la sinistra capacità di non ammuffire mai ed essere evitata con cura anche dai topi.
Tutto questo elenco potrebbe essere cancellato ora, subito, senza che la vita dei 320 milioni di americani subisse la più piccola menomazione. E ho escluso i tre miliardi spesi in cioccolato per viltà, essendo io goloso di cioccolato purché amarissimo, che pare faccia anche bene, soprattutto ai cioccolatai.
Se il monte dei consumi comprende naturalmente anche la normale spesa per alimentari, magari eccessiva anche quella visto l'incremento dell'obesità, non riesco a non pensare a quelle camice che si sovrappongono a strati nei miei cassetti, come crudeli segnali di ere geologiche, essendo quelle più sotto, dunque più "slim", un ricordo di preistorici girovita.
Guardo con orrore la giostra di cravatte sempre troppo sottili o troppo larghe per la moda, (qui pesano anche compleanni e Natali). Non oso pensare al ciarpame a batterie, (ovviamente scariche e ormai tossiche), nascosto nel fondo di armadi e cassetti o ai bauli di
automobiline, pelouche, giubbini, binari sfusi di trenino, bambolotti, tigrotti, orsacchiotti, lupotti, guardaroba di Barbie, sepolti nel ricordo malinconico.
E non parlo delle borse di mia moglie, perché lei legge questo post, ci vivo insieme e sono, come ogni donna può attestare, tutte assolutamente indispensabili.
Se per un miracolo da alchimista medievale potessimo trasformare tutta la "roba" inutile e dimenticata che abbiamo in casa, se potessimo riavere i soldi spesi in quei caffè consumati per tirar sera al bar, nelle birre bevute a prezzi di rapina nei pub, nei beveroni annacquati degli happy hour, in panini rosicchiati in autogrill per la pigrizia di non portarsene uno da casa, il nostro bilancio, e quello familiare, conoscerebbero un sensazionale miglioramento.
È vero. Se potessi avere indietro i soldi spesi in automobiline e bamboline, quanti soldi in più avrei. Ma quanti sorrisi di bambini in meno.


Vittorio Zucconi

Nessun commento:

Posta un commento