Voglio
raccontarvi una storia dolce dolce, che sa di zucchero filato, di
marzapane e mandorle caramellate.
E'
la storia di Nando, “l'uomo più dolce di Adria”, “el
ciuciaro”, quello che ha la bancarella dei dolciumi tradotto in
italiano.
Classe
56', Arcangelo Boccato all'anagrafe, ma per tutti ad Adria è Nando,
lavora da oltre 40 anni. Non tutti a vendere dolciumi per la verità.
In gioventù ha provato a lavorare in agricoltura, ha fatto
l'elettrauto per 4 anni ed è stato pure bagnino in piscina.
Ma
alla fine il richiamo a proseguire l'attività di famiglia è stato
troppo forte per lui e ormai fa questo mestiere da 35 anni. Si perché
Nando è “ciuciaro” da due generazioni. Prima di lui suo padre
che gli ha trasmesso la passione del commercio ambulante e
soprattutto delle dolcezze.
Certo
perché fare il commerciante ambulante non è per tutti: ore ed ore
all'aperto, per la strada, con tutti i climi e con tutti i personaggi
che ti capitano davanti alla bancarella.
Ma
lui non si è mai perso d'animo, anzi, e tutti gli anni gira per le
fiere della provincia e non solo con il suo grandissimo banco, una
sorta di paese dei balocchi ambulante che fa innamorare tutti i
bambini.
E
sono proprio i visi, gli occhi affascinati di questi bambini davanti
al banco, davanti alle caramelle, davanti ai dolciumi di ogni fatta,
davanti ai palloncini, la più grande ricompensa per Nando, che sa di
fare un mestiere si faticoso, ma unico e meraviglioso, come lo sono i
bambini.
Nando
ci tiene a dirmi di non essere legato al denaro, di non pensare ad
accumularne senza goderselo. Anzi, tutt'altro. Accantonata la giusta
quota da investire per la sua attività, lo spende tutto per far star
bene la sua famiglia e concedersi più di qualche divertimento. E
come darli torto.
Mi
spiega la differenza tra fiera, festa paesana e sagra, perché non
sono la stessa cosa e, assoluto auto-didatta del marketing e delle
analisi di mercato - a lui i consulenti di Wall Street gli fanno un
baffo - mi racconta di non amare le feste politiche, prime fra tutte
in Polesine le feste dell'Unità, perché su un transito di 1500
persone, “prende 150Mila lire”, mentre alla fiera di Mazzorno,
per esempio, su un transito di 30 persone “prende 500Mila lire”.
La
differenza consiste nel fatto che alla fiera paesana come quella di
Mazzorno, si va per divertirsi e spendere, mentre alla fiera
dell'Unità, che è politica, no.
Mi
racconta poi di come si sia evoluto il suo mestiere: “30 anni fa il
rapporto con le istituzioni era peggiore”, dice Nando, “Le
amministrazioni e la gente non vedevano di buon occhio tutta
quell'orda di bancarellari e giostrai che arrivavano con le roulotte.
Poi, la fine di certi pregiudizi e leggi più tolleranti, hanno
facilitato le cose.”
Ora
invece siamo tornati indietro, ma questo lo aggiungo io, non tanto
per il ritorno di quei pregiudizi, bensì per l'inasprirsi di leggi,
regolamenti, tasse e balzelli che scoraggiano l'attività di
commercio ambulante. E Nando ovviamente approva.
Nando
mi racconta altresì di non avere mai cambiato l'impostazione della
sua bancarella in tutti questi anni di attività. D'altronde bottega
che rende non si cambia, e anche questo Nando potrebbe spiegarlo ai
guru della finanza.
Mi
racconta poi di come sia cambiata l'atmosfera della sagra in tutti
questi anni, e questa volta in peggio. “La gente si diverte sempre
meno, vengono alla sagra tutti incazzati, si guardano in cagnesco,
ridono poco”. E Nando con queste poche parole colpisce nel segno:
l'Italia è il Belpaese ma per pochi. Stanno facendo di tutto per
toglierci il sorriso, ultimamente è diventato difficile tutto.
E
poi l'invasione di comunitari e extra-comunitari che non ha certo
migliorato, anzi peggiorato, le condizioni lavorative e la percezione
di sicurezza.
Nando
ha fatto anche un cartello con scritto: “Bancarella di italiani (de
Adria) in via di estinzione”, per denunciare, a suo modo, quello
che sta succedendo negli ultimi anni al commercio ambulante italiano,
che è poi lo stesso che partecipa a sagre e fiere. Oramai oltre la
metà delle bancarelle, tra abbigliamento e casalinghi, sono di
proprietà di cittadini cinesi e in minor parte indiani. Ma non
pensiamo - io, Nando e tanti altri operatori – che questo
corrisponda ad un vero e proprio investimento. Le attività
estremamente tassate, non rendono così tanto per giustificare
elevati prezzi d'acquisto, che spesso e volentieri venivano liquidati
in contanti, per lo meno prima dell'istituzione del tetto. Pensiamo
che ci sia qualcos'altro sotto. Ma mi fermo qua.
Nando
invece è sempre là, ad Adria, nel periodo delle feste –
soprattutto Natale, Epifania e Pasqua - con la sua bancarella di
dolciumi, in fianco ai “Cordari” e con la “succursale”
gestita dai parenti, in piazza del Duomo. Sono proprio questi,
infatti, i periodi dove Nando racimola qualche soldo in più. A
Natale e Pasqua perché diventiamo tutti più buoni e regalando
dolciumi palesiamo questo status; all'Epifania perché è bella
tradizione riempire la calza della Befana con ogni sorta di dolciumi,
mentre per i bambini cattivi si mette il “carbone”, che è
talmente buono e dolce che ti fa venire la tentazione di fare il
cattivo sul serio.
Io
penso che fino a che ci saranno bambini, ci sarà sempre un Nando.
Non posso pensare a Nando senza pensare ai bambini che fissano i suoi
dolciumi e i suoi palloncini che si alzano verso il cielo, anticamera
dell'infinito e del sogno immaginifico, sia per noi adulti
smaliziati, che per loro bimbi innocenti e incantati.
Mi
soffermo un attimo sui palloncini, che sembra non abbiano nulla a che
fare con la nostra dolce storia, ma non è così.
Negli
anni 70' andavano molto in voga in Italia i cosiddetti “film
strappalacrime”. Il più significativo di questi si intitolava
proprio “Il venditore di palloncini”, la cui trama, in estrema
sintesi, narrava che ad un bambino che doveva morire, apparve Dio
sotto le sembianze di un “venditore di palloncini” perché i
palloncini donati ai bambini, prima o dopo vanno in cielo come gli
angeli e amano e proteggono i bambini.
Ora,
la prossima volta che vedete Nando e la sua bancarella, regalate ai
vostri figli le caramelle e un palloncino.
Ricordatevi
che di battesimo fa Arcangelo e non si sa mai che dietro quella
storia, ci sia un barlume di verità.
Una brava persona dal cuore d'oro cosi'come il figlio Mauro e la paziente Michela
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